Kuwait (un viaggio inatteso a Kuwait City)

Succede che a volte, quasi inaspettatamente, capiti l’opportunità di un viaggio lontano.

Un pò perchè io continuo a dire ad amici, colleghi e conoscenti che “mi piace viaggiare, soprattutto per lavoro”.

Spesso sono a Londra (anche se ultimamente sempre di meno), mi piace la vita da viaggiatore, esplorare nuovi paesi e conoscere gente nuova (ecco, mi piace di meno fare il turista forzato tra luglio ed agosto).

Comunque, venerdi 13 Gennaio 2017 scorso, alle 15 del pomeriggio, mi chiama uno dei miei soci, che tra le tante attività che fa, segue con il suo fondo di investimento un progetto in Kuwait, in collaborazione con la World Bank ed il Kuwait National Fund for Enterprise Development. Più di una volta gli ho detto “Marco, trattandosi di startup, business plan e giovani imprenditori puoi contare su di me se ti serve aiuto o supporto con il progetto”.

Quel venerdi Marco mi chiama e mi dice “Roby, vuoi partire lunedi notte per Kuwait City, organizzare delle sessioni di mentorship con questi giovani imprenditori, aiutarli nei loro business plan e tornare a Milano venerdi mattina?”.

E’ stata una decisione lunga e complessa, e solo in 2 secondi gli ho risposto: “Si, certo”. 72 ore dopo ero su un volo da Malpensa a Kuwait City passando da Doha in Qatar, voltando su un A330 della Qatar Airways.

Giorno 0 – Da Milano Malpensa a Kuwait via Doha

Partenza alle 21.40 di Lunedi 16 Gennaio, arrivo a Doha (Qatar) alle 5.35 del mattino di martedi 17. Durante il volo sono riuscito a dormire solo un paio d’ore. Livello di stanchezza 5 su 10. Ho due ore di transit per l’altro volo. L’aeroporto di Doha è STUPENDO! Mi fiondo nella lounge per fare colazione con uova strapazzate e caffè (l’unico vero vizio che mi concedo quando viaggio è l’accesso alle VIP Lounge, con wifi, poltrone, bagni riservati, ottimo cibo e bevande come vino, champagne o birra inclusi nel servizio). Partenza da Doha per Kuwait alle 8 del mattino. Il volo dura un’ora e non riesco a dormire, ma mi guardo un film.

Per me è stata la prima volta che ho volato con Qatar Airways. Capisco perchè l’anno scorso era la prima compagnia per qualità e servizio: design, stile, con ottimi aeri, poltrone comode, spazio per le gambe, intrattenimento con display grandi e qualità di offerta.

Giorno 1 / Martedi 17 – Il visto di ingresso e il souk.

Arrivato a Kuwait City mi scontro con la burocrazia: due ore e mezzo per ottenere il visto di ingresso.

Visto il poco preavviso con cui sono partito, non c’è stato modo di passare dal consolato a Milano, quindi mi tocca provvedere da solo in aeroporto.

In breve, si fa così:

  1. il primo mistero è trovare il “Visa Desk”
  2. prendo un numero e guardando gli altri, capisco che mi devo far fare una fotocopia del passaporto da un omino che non parla molto inglese (nessun cartello che indicasse cosa e perchè di questa operazione)
  3. guardo il mio numero e vedo che ci sono 85 persone davanti
  4. vorrei sacramentare ogni santo ad alta voce, ma penso zen ed è meglio sedersi ad aspettare pazientemente
  5. tento (fallendo) di infilarmi prima del mio turno quando ad un numero non si presenta nessuno. Rimbalzato.
  6. invecchiare di 1 ora e mezza guardando un display aspettando il mio turno che pare non arrivare mai
  7. tocca a me: rilascio visto con controllo passaporto. La ragazza del visto mi guarda più volte sorridendo. Inserisce i miei dati al computer, mi guarda ancora, sorride. Più volte. Mi restituisce passaporto ed un foglio in arabo. Mi sorride e mi dice “you are very nice”. Io penso “se le rispondo ammiccando, magari qui mi arrestano”. Meglio soprassedere, sorrido cortesemente. Chiedo cosa fare ora. Mi manda al banco fotografia.
  8. faccio un’altra coda, per fare foto e rilevamento delle impronte digitali
  9. invecchio di un’altra mezz’ora
  10. faccio foto. mi prendono impronte di tutte 10 le dita. Neanche il governo italiano o quello UK, o quello USA, o le altre nazioni estere in cui ho viaggiato hanno tutte le mie 10 impronte. Vabbè. Calma e zen.
  11. Spero sia finita, ma scopro che non lo è. L’omino delle foto mi manda da un’altro sportello per il timbro. Altra coda
  12. invecchio di altri 30 minuti. Intanto il mio bagaglio sarà già stato scaricato e dimenticato sul nastro. Chissà dove. mi sto innervosendo.
  13. A quest’ultimo controllo, a quanto pare, mi devono fare solo un timbro. Si chiama specializzazione dei ruoli. C’è della perfidia in questa organizzazione.
  14. Il terzo funzionario mi guarda il passaporto, poi mi guarda in faccia. Ripete altre 4 volte. Io ho lasciato il sorriso da quasi due ore in cambio di una smorfia di fastidio. Mi fa “sei dimagrito dalla foto sul passaporto”. Io penso “ma perchè continuate a dirmi quello che vi passa per la testa? voglio solo un cazzo di visto”. Lo ringrazio. Mi fa il timbro.
  15. Sono legalmente autorizzato ad uscire dall’aeroporto e mettere piede su suolo kuwaiti.

Prendo il mio passaggio verso l’albergo. Guardo, osservo, assorbo e respiro l’aria nuova dal finestrino. Vedo un paesaggio meraviglioso. L’aria è fresca e non calda. Siamo in inverno, ma ci sono 20 gradi. Il cielo è azzurro e terso.

L’hotel è un Ibis, prenotato da loro. Mi trovo quasi in centro, sotto al grattacielo più alto del paese, circondato da altri palazzi.

Ho tre ore prima delle riunioni già pianificate per me. Livello di stanchezza 8 su 10. E’ martedi, sono le 12 ma sono praticamente sveglio dal lunedi prima. Ho due alternative:

  1. dormire qualche ora, ma rischio di non svegliarmi o restare rintronato tutto il pomeriggio
  2. uscire a correre almeno qualche km, per esplorare la città e vedere dove sono finito.

Decido che è meglio correre. Mi organizzo e in pochi minuti sono fuori a cercare la strada per arrivare alle Kuwait Towers (che ho visto essere uno dei simboli della città, davanti al mare). Dal mio albergo sono solo 2km a piedi. Perfetto per il primo giro di corsa. Vedo una città meravigliosa, stupenda. Bene, l’inizio è ottimo.

Ho tempo per una doccia ed è ora di andare in ufficio. Mi mandano un autista, che poi sarà sempre a nostra disposizione (mia e degli altri due ragazzi italiani già sul progetto da qualche settimana).

Livello di stanchezza 9 su 10.

Conosco Mariam, la coordinatrice araba che si occupa di relazionarci con i ragazzi. Porta il velo, ha denti bianchissimi (ho scoperto che tutte le ragazze hanno questa fissa dei denti bianchi) e parla un ottimo inglese (come quasi tutti).

I miei meeting sono one-to-one, in cui devo:

  1. capire chi ho davanti
  2. capire quale business vuole fare
  3. capire se conosce come si prepara un business plan
  4. approfondire il canvass del business plan
  5. aiutare a completare, migliorare il business plan e la loro strategia (di mercato, dei finalncial, etc..)

Finiamo alle 20. Livello di stanchezza quasi a fondo scala. Sono uno zombie.

Decidiamo di andare a fare un giro al Souk Al-Mubarakiya, il principale mercato di Kuwait City. Che meraviglia! Pieno di colori, profumi, gente di ogni tipologia. Ci sono donne col niqab (vestito lungo che lascia liberi solo gli occhi), donne col velo nero o colorato, altre vestite normalmente, donne senza velo, donne coi tacchi e donne con le scarpe da ginnastica, uomini con il thawb e donne che indossano l’abaya (i tipici vestiti lunghi ), uomini con il ghutra bianco o colorato, uomini con pantaloni, in tuta, in giacca o senza. Insomma, tutti liberi di vestirsi come vogliono, in pratica c’è una notevole tolleranza, per entrambi i sessi, in base alla propria religione. Uno dei miei preconcetti è caduto, e ne sono contento. Sono in un paese molto tollerante.

Certo, forse non comprerei mai della carne qui. Ma questo è un altro discorso.

 

Giorno 2 / Mercoledi 18 – giornata piena di lavoro e la cucina libanese.

Con Lorenzo e Luca (gli altri due ragazzi del mio team nel mio stesso albergo) avevamo programmato una pausa pranzo con allenamento di quale km di corsa. Ma ovviamente i nostri ritmi sono molto diversi dai loro ed è saltato il nostro programma per colpa di ritardi accumulati. A questi ragazzi piace molto raccontarsi e non smetterebbero mai, ma il più delle volte sono io che devo spiegare loro più di quanto dovrei, perchè non hanno la preparazione adeguata per compilare i business plan nel modo corretto. Sono comunque persone fantastiche e gentili.
Ho iniziato l’attività di mentoring alle 10 ed ho finito alle 20, senza sosta. Gh.

Da quello che mi raccontano tutti, i kuwaiti vivino per il lifestyle. Nel parcheggio ci sono suv extra lusso, una Fiat 500 Gucci (mai vista in italia!), macchine di lusso. Questi ragazzi indossano orologi cartier da 20/30 mila euro.

Una ragazza portava un solitario di diamante sfumato verde a forma di cuore, ed un anello in oro e diamanti da migliaia di euro. Come molti di loro, queste persone hanno ottime posizioni nel business del petrolio e nell’enorme macchina governativa. I cittadini qui non pagano tasse, e lo stato elargisce sussidi agli studenti, ai neolaureati in attesa di lavoro e pure ai disoccupati. Ma solo se si è kuwaiti, cioè il 10% della popolazione. Spendono molti soldi, hanno un tenore di vita molto alto. Amano il lusso e sono molto benestanti. Il restante 90% della popolazione però sono expat (gli immigrati), principalmente da India, Bangladesh, Malesia, Filippine ed Africa in generale. Ma questi non hanno gli altri privilegi, anzi, meno di niente, e fanno tutti i lavori nel terziario, nei servizi, trasporti etc. In pratica, tutta la città è spinta avanti da loro. Ma questo è un altro discorso molto più ampio sulla struttura societaria di cui non ho informazioni per dire di più.

Finiti gli incontri, uno dei ragazzi ci invita a cena, in un ristorante libanese (uno dei migliori della città, ovviamente). La cucina è ottima, con spiedini di carne di pollo o di manzo (lo spiedino si chiama kebab, che non è da confondere con il doner kebab turco che conosciamo noi in europa). Vanno matti per l’hummus (di ceci) ed è super buono, accompagnato da pane lievitato e non (come le nostre piadine). Uno dei motivi per cui non potrei vivere in Kuwait è che l’alcol è illegale, quindi abbiamo pasteggiato a coca cola e tè (un minuto di silenzio per l’immensa tristezza di questo divieto). Eravamo in 5 ed il conto non è stato economico, ma un’altra cosa che ho imparato è l’estrema generosità e simpatia dei ragazzi di questo programma. Altra cosa che ho imparato è che passano ore a fumare il shisha (narghilè), in compagnia o da soli. Ho smesso di fumare da quasi tre anni, quindi mi sono limitato a guardare, sigh.

Lorenzo mentre fuma il shisha

 

Giorno 3 / Giovedi 19 – meetings e rientro

Oggi si rientra a Milano. Mi aspetta un’altro volo di notte,  ma prima ho un’agenda di incontri con dei nuovi ragazzi. La giornata è andata liscia, con solo 10 minuti di pausa per un panino ed una coca cola. Ho imparato che non tutti sono generosi, altri non hanno proprio il senso dell’ospitalità. Pazienza, ogni mondo è paese. Alle 17.30 abbiamo staccato, il nostro autista ci ha portato in hotel a recuperare le valige e mi sono messo comodo da viaggio (dopo tre giorni in giacca non vedevo l’ora della mia felpa).

Il Kuwait è il quarto produttore al mondo di petrolio, ma ha un’aeroporto da quarto mondo. Pessimo, sporco, vecchio, fatiscente. Non vedo l’ora di sedermi nella lounge del meraviglioso aeroporto super lusso di Doha!

Anche la lounge all’aeroporto di Kuwait è pietosa, calda e con cibo scarso. L’imbarco sull’aereo sembra da film di serie B. Meglio non commentare. Il volo da KWI a DOH è su un nuovissimo meraviglioso super stupendo Boing 787 della Qatar Airways. A bordo abbiamo anche compagnia: due ragazzi portano due maestosi falchi (mai visto una cosa del genere). Io e Lorenzo (ha viaggiato con me fino a Doha per poi fermarsi li un paio di giorni) abbiamo fatto amicizia con l’hostess e ci ha spiegato che da queste parti è normale vederli viaggiare. Usanze 🙂

La prima cosa che ho fatto a Doha è stato prendermi una birra alla lounge. Awwwwwwwwww.

Come all’andata, anche sul ritorno non ho dormito nulla. Decollo da Doha poco dopo mezzanotte, ed atterro a Malpensa alle 5.40 del mattino. Ci sono -5 gradi. Sigh.

Giorno 4 – Venerdi 20 – In ufficio.

Arrivato a casa ho tempo di fare una doccia, dormire due ore ed andare in ufficio a lavorare, come un giorno normale.
Livello di stanchezza accumulata: 10 su 10.

Il weekend lo passerò a dormire.

Il Kuwait, che meraviglia!

Il Kuwait è un paese stupendo, loro sono gente meravigliosa. Ho realizzato uno dei miei sogni, cioè vedere uno dei paesi come il Kuwait, il Qatar o gli Emirati. E ci sono riuscito vivendo la loro cultura non da turista, ma nella loro quotidianità (ufficio, divertimenti, tempo libero, lavoro). Negli ultimi 30 anni hanno archiviato nei musei la distruzione della prima guerra del golfo (erano gli anni 90 del secolo scorso), ed hanno eretto grattacieli, centri commerciali, impostato una vita lussuosa fatta di lifestyle e ricchezza. Non hanno praticamente criminalità, hanno molti servizi e la qualità generale è buona. Il Kuwait è sicuramente un paese che merita di essere visto. Chissà, forse a breve ci dovrò tornare (pare che mi vogliono ancora là per altri progetti).

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