Maratona di Milano 2012: bella, ben fatta e bagnata. Cosa ha funzionato e cosa no.

Milano è la mia città, ma non la amo particolarmente nei giorni di corsa. Ad ogni manifestazione podistica per le strade della città, emergono sempre due fattori che mi fanno sempre tristezza: l’arroganza degli automobilisti (come se chiudere delle strade un paio d’ore per far passare i runners sia peccato mortale), e l’indifferenza dei milanesi (solo in pochi sostengono i runners al loro passaggio, di norma i marciapiedi sono deserti e pieni di macchine parcheggiate sopra).
Insomma, la “Running Milano” è un qualcosa che dobbiamo ancora costruire e trasmettere ai milanesi, e nonostante più di 40anni di Stramilano, non ci siamo ancora riusciti.

Ciò nonostante, la Maratona di Milano 2012  è stata epica.
La pioggia incessante e potente dall’inizio alla fine ha reso la gara un ricordo di cui runners narrerranno a lungo nei loro aneddoti podistici.
Insomma, correre inzuppati e fradici è bello e rinfrescante (suvvia, mettiamola sul piano del divertimento, perchè la corsa è anche gioco).
Gli elogi vanno anche ai volontari, ai vigili, ai fotografi e a tutti quelli che sono stati sotto l’acqua per farci correre. Loro sono gli altri eroi bagnati di una bellissima domenica di sport e divertimento.
Questa è stata la mia prima staffetta alla MCM2012 e probabilmente ripeterò l’esperienza, perchè correre a squadra è più divertente e soprattutto, correre sostenendo una ONLUS è ancora più importante.

Cosa ha funzionato:
1) il blocco del traffico: mi sembra che sia stato un vantaggio per la maratona, perchè i racconti che mi sono giunti dalle edizioni passate erano del solito strombazzare di clacson e litigi tra vigili, automobilisti e runners.

2) il biglietto giornaliero ATM per i runners, incluso col pettorale: un segno di sensibilità e attenzione che vale molto, molto più del valore economico del biglietto. Questo è stato uno dei plus della maratona.

3) organizzazione in generale, strade presidiate, staff e volontari gentili e cortesi, a prendersi l’acqua con noi. Grazie ragazzi.

4) il post gara all’arrivo: non l’ho vissuto direttamente (ho fatto la prima staffetta), ma i commenti che ho letto e sentito sono stati positivi, di attenzione per il flusso dei runners e ben organizzati nell’assistenza.

Non tutto è filato lisco però. Come dice Michele Acquarone in suo tweet “L’organizzazione di una maratona e’ molto complessa” e aggiunge  anche “ma questa non e’ una giustificazione. Mi dispiace per i disagi”. Michele, direttore sportivo di RCS sport, ha colto subito la critica (era una risposta ad un mio tweet) e questo dimostra la sua sensibilità al problema (cosa non banale).

Cosa non ha funzionato o poteva essere migliorabile? Questi sono i miei pensieri.

1) arrivare al Marathon Village
il villaggio era sotto al palazzo della Regione,metro verde fermata Gioia. So dov’è e quindi non è stato un problema trovarlo, ma gli altri che non lo sanno? Il villaggio non era segnalato. Dalla metro al villaggio ci sono circa 200metri. Non c’era un cartello, una bandiera, un’indicazione, ma solo due, dico due di numero (!!) impronte azzurre adesive con il marchio MCM/Barclays attaccate sul marciapiede. Erano poco visibili. Dai, almeno avrebbero potuto segnalare tutto in modo più chiaro, con un centinaio di impronte.

2) Marathon Village
perchè chiamarlo altisonatamente “Village” se sembrava più un borgo o una frazione? Insomma, pochi metri quadrati composti da due corsie, corte, con piccoli stand degli sponsor. Il prossimo anno sarebbe bello vedere un’area molto più grande, con stand anche per marchi e prodotti “non sponsor” (ok, gli sponsor hanno più spazio e visibilità, gli atri pagano. Un modo lo si trova), dove tutti possano esporre i loro prodotti ed attirare visitatori che poi potrebbero anche diventare runners della MCM. Facciamo come nelle altre parti del mondo, apriamo i confini del “mio orticello”, perchè c’è solo da guadagnarci in crescita e diffondere il running.

3) Partenza Maratona
mi aspettavo più accoglienza. Visto il tempo, ci stava bene un gazebo di distribuzione acqua o thè (caldo?). Non è un’assurdità o una pretesa esagerata, perchè in tutte le altre maratone (quelle serie) si pensa anche all’attesa prima della partenza, non solo all’arrivo.

4) Area Cambio Staffetta
3 cambi staffetta, organizzati male, molto male. Peccato. L’area ristoro era piccola, troppo piccola per gestire quasi 2 mila runners. Il gazebo per il cambio non era adeguato per il numero di runenrs, e poi con la pioggia annunciata da molti giorni prima, si poteva pensare ad aumentare la superficie asciutta, così, giusto per empatia e cortesia.
Sapevate che c’era un pacco gara? No, neanche io, non era indicato, ma ho sentito un volontario che ogni tanto diceva “ritirate il pacco gara, sbrigatevi, prima che finiscano”. Cosa???

5) Consegna Sacche
il primo pensiero dopo una corsa bagnata e fredda, è prendersi il proprio cambio asciutto e scaldarsi nella propria tuta o felpa e ripararsi nel kway. Invece mi sono ritrovato la scena più brutta per una maratona che vuole dimostrare di essere al livello delle altre. Perchè? perchè un solo camion ogni 1000 sacche è sottodimensionato, con solo due ragazzi a distribuirle. Appena arrivato al cambio, ho visto due ragazzi dello staff ed altri due o tre runners che stavano scaricando le sacche dal camion per velocizzare la riconsegna. Alcune sacche sono state lasciate sul camion, altre messe per terra nelle pozzanghere, senza avvisare quali numeri era già stati scaricati e quali no. Tra mille sacche ammassate, ti sfido a trovare velocemente il numero 1185 o 1534 o chichessia. Io ho girato per 20 minuti, prima al camion e poi per terra nel casino. Marco, del mio team, ha dovuto cercare, sotto la pioggia e il freddo, la sua sacca per 50 minuti prima di trovarla!!

Cosa si sarebbe potuto fare di più? Queste sono le mie ipotesi:
– se si caricano 1000 sacche per camion, la suddivisione per numero diventa un problema. Al massimo 500 per camion, oppure preparale già suddivise all’arrivo dei runners.
– se possibile, la distribuzione deve essere fatta dal lato lungo del camion, perchè permette una maggiore gestione degli atleti (si distribuiscono su più spazio) e si riducono i tempi per trovare le sacche (meno metri fatta all’interno per recuperare la sacca, quindi procedura più veloce)
– suddividere le sacche per numerazione a gruppi di cento, facendo dei mucchi separati con dei panneli per evitare che si mischino e poi non si trovano più le sacche giuste.
– tenere un team itinerante che si spostano lungo i tre cambi, per aiutare lo staff di ogni camion nei momenti di massima affluenza. Uno “spacial team” che risolve i problemi.
– avere un coordinatore pronto a gestire le criticità. Chi era il responsabile dei camion e riconsegna sacche? Non mi sembra ci sia stato un “team leader” in grado di gestire la crisi, e questo vuol dire che l’organizzazione è stata lasciata ad un ragazzo sul camion senza esperienza a dover gestire più di mille atleti incazzati per le proprie sacche (e infatti è volato anche qualche insulto pesante tra lo staff e gli atleti, a rischio di botte). Brutte scene.
– parcheggiare i camion lungo la strada e non ad L davanti ai gazebi, perchè così si è accumulata gente in poco spazio, senza considerare i flussi di spostamento tra chi ha preso la sacca e chi doveva rinfrescarsi o cambiarsi.

L’organizzazione del post gara è tanto importante quanto l’organizzazione della gara stessa, ma queste scene mi capita di vederle troppo spesso, esattamente come lo stesso casino e caos che è successo anche alla DeeJay Ten a Milano del 2011 (che forse nello staff ci fossero le stesse persone in entrambe le manifestazioni?)

Al di la dei problemi, la MCM2012 per me è stata un successo, e Milano ha bisogno di queste manifestazioni e la volontà di migliorare è un segnale di cui abbiamo bisogno. Grazie per la bellissima giornata di ieri, al mio team “i pofessionisti della domenica”, grazie a tutti, all’organizzazione e a Michele che spero sorriderà 🙂